Frammenti di (Pier)Pioggia

Pensieri e parole alla ricerca di un'identità

giovedì, maggio 17, 2007

Father to son

Dopo il fantastico successo del post precedente, prendendo spunto da una chiacchierata con Danda, ho deciso di postare e condividere con voi alcuni brevi pensieri circa un ipotetico rapporto tra padre e figlio.

Non si tratta di uno sfogo; è soltanto una percezione a voce alta.

Certe cose si “sentono”.
Altre si fanno.
E capita anche di fare cose senza “sentirle”.

Ci sono cose che non riesco proprio a capire. Per esempio:
Non riesco a capire come si faccia a trattare male o trascurare i propri figli.
Non riesco a capire come si faccia a fare figli per inerzia o perché ci si sente costretti dall’anagrafe.
Non riesco a capire perché certi genitori non accettino che anche i loro figli possono sbagliare, e li difendono anche quando hanno torto marcio, magari alzando pure la voce.
Non riesco a capire il volto costantemente triste di una donna incinta…

Dopo quello che non capisco, ecco quello che penso:
Penso che un figlio sia davvero la prosecuzione della propria vita, ma poi vive (e DEVE vivere) di vita propria. Altrimenti diventerà quantomeno un insicuro. Un genitore può mettere a disposizione la propria esperienza per dare una direzione, può "insegnare 1000 trucchi per soffrire meno" (come canta la Mannoia su un testo di Daniele Silvestri) ma poi è il figlio che sta in mezzo e vive certe situazioni. Ed è soprattutto lui che le deve gestire.

Sapete, io non mi ci vedo proprio come padre. Sarei troppo ansioso e presente. Potrei (forse) solo cercare di convincere il mio cucciolo che nella vita esistono le sconfitte, e fino a quando non le accetti non le superi mai veramente.
E poi potrei convincerlo a credere di più nei sogni e nel suo istinto.
Io non ce l'ho fatta...

…and now, I have to go…

29 Comments:

Blogger flipper said...

ti parla una che ha un rapporto molto molto conflittuale con la madre, anche a 130 km di distanza.
cmq, non tutte le donne in cinta hanno il volto triste e se lo vedi, magari hanno avuto un calcio sul nervo sciatico e nn possono fare pipì; oppure hanno la nausea.
Non è una questione di vdersi o meno padre o madre, è un mestiere per il quale non si può studiare e arrivare preparati!
E' una cosa che si impara giorno per giorno. Io, e tu lo sai bene, in questo momento mi manca solo questo tipo di esperienza, essere madre e poi credo di aver provato tutto.

17 maggio, 2007 10:38  
Anonymous Anonimo said...

Intanto passo per un caro saluto...
è tanto che non ci sentiamo *sigh*

17 maggio, 2007 11:39  
Blogger lucia said...

un post sui figli?
Ma cos'è questo "desiderio/paura" di paternità che avete tutti in questi giorni?
Degli enigmi irrisolti potrei svelarti qualcosa sul volto triste della donna incinta...
Metti una mano sul tuo ventre. Prova a pensare che in quel punto lì, dentro di te, ora c'è una creatura minuscola che sta crescendo. Poi immagina il volto di un uomo che ti ha preso con la forza, ti ha sbattuto su un letto, e ti ha riempito del suo seme. Ora guardati allo specchio e dimmi se sei felice.
Scusa la crudeltà, ma è bene che si sappia che non tutti gli uomini sono uguali.
Ti abbraccio
PS Come stanno le tue rose?

17 maggio, 2007 20:15  
Anonymous Anonimo said...

Non sono nè dell'umore adatto, tantomeno nella situazione giusta per leggere e commentare sensatamente questo post. Lo farò in seguito (è una minaccia, eh!)
Mi piace il tuo alternare argomenti 'fantozziani' ad altri più seri e complessi...pioggia e sole, bianco e nero..yin e yang
Well done *__*
Elisa

17 maggio, 2007 20:24  
Blogger danDapit said...

Io... sono stupita!
per vari motivi, anche perchè in contemporanea oggi io ho scritto un racconto la cui struttura di base ha preso a spunto un dilaogo madre-figlia!

Vorrei commentare con calma, ma "la mia cara bambina" ha acceso la tv qui accanto a me e non riesco a scrivere; sono nella sua stanza e me ne devo andare!
Devo tornare (sempre così!).
Però "credere nei sogni e nell'istinto", dicendo che tu "non ce l'hai fatta", parlandone al passato..."ormai"...
no no!!
Non va!
Ogni attimo, istante, "è ora": è il momento da cui partire!
Quindi anche ORA puoi crederci, da subito!
Il primo figlio è dentro di noi: dì a te stesso ciò che diresti al figlio "fuori di te"!
...
Per il viso triste delle donne incinte...ritornoooo!!!!!!

17 maggio, 2007 23:22  
Blogger Pier said...

Flipper: E' assolutamente vero che la vita non si studia a tavolino sui manuali o sui bigini, così come c'è un tempo per tutto ed ognuno ha i suoi tempi. In questo senso per me i tempi non sono maturi ed in proiezione sento non lo saranno mai. Non è un piagnisteo, è soltanto una considerazione. Il rapporto con i genitori è spesso conflittuale, ma qui entriamo nel campo delle aspettative e della libertà. Se riesci a costruriti la tua vita ed essere soddisfatta di ciò che hai fatto, allora hai ragione tu.
Complimenti perchè il tuo commento è stato quello che mi ha messo più in difficoltà nel rispondere.

Laura: Ok, grazie e un salutone anche a te! Tutto ok? Un abbraccio!

Lucia: Ho preso spunto da diversi post e mail per parlare di questo argomento. Come spiegavo a Flipper, la mia è solo una constatazione realistica con proiezione sul futuro. Non c'è paura o desiderio latente dietro a queste parole.
Ciò che hai scritto è molto forte, io in realtà non mi riferivo all'amore violento o rubato, ma a quello in qualche modo voluto. Scelto. Pensavo a chi mette al mondo figli quasi per noia, come se fossero degli animali da compagnia. E ti assicuro che qualcuno fatto così lo conosco.
Il punto di vista che hai sottolineato tu è molto drammatico e il volto di una donna che ha subito una violenza simile è molto peggio che triste, è scavato e umiliato.
Non tutti gli uomini sono uguali. Per fortuna.
Un abbraccio profumato di rose anche a te. Adesso stanno nascendo quelle rosa e rosso chiaro.

Elisa: Aspetto i tuoi commenti allora! Sì, nei miei post salto di palo in frasca, come si dice dalle mie parti! :-)
Yin e Yang, la filosofia cinese... Dove li ho già sentiti?

Danda: Giustissimo, il primo figlio è dentro di noi! S. Agostino diceva «Cerchiamo come coloro che devono trovare, e troviamo come coloro che devono cercare ancora», e in questo senso mi trovi d'accordo anche sul fatto che ogni istante è il momento giusto da cui ri-partire.
Ri-partire, appunto.
E' un'altra tappa, un'altra storia da scrivere. Il resto è alle spalle, è diventato storia. E come canta Enrico Ruggeri:
Non c'è più chi vince o perde quando il tempo non vuole

18 maggio, 2007 11:12  
Anonymous Anonimo said...

Pier, ultimamente abbiamo affrontato spesso questo discorso ... viste le "pance" che vediamo ... io rimango della mia idea sul discorso tristezza!! :(

Un figlio a mio avviso deve essere molto molto sentito è una responsabilità ... fare un figlio perchè si è raggiunta l'età, oppure perchè i genitori fracassano le P. che vogliono essere Nonni, non l'accetto non è il modo corretto a mio vedere le cose a mio giudizio!!!!

cmq i nodi verrano al pettine .... e saranno Ca@@i Amari!!! Per una volta tanto SPERO DI SBAGLIARMI!!!!!!

Pier ... mannaggia a te e a questo post!!! Non riesco a non rispondere!! 'te possino

18 maggio, 2007 11:44  
Blogger Pier said...

Mary: Le nostre idee allora questa volta coincidono! ...Forse proprio perchè abbiamo visto le stesse pance e le stesse facce...

18 maggio, 2007 11:57  
Blogger danDapit said...

Ritorno!
Anch'io come te non capisco come si possa far del male ai propri figli, o il fatto di difenderli se hanno torto (ci vuole coraggio da parte di un genitore in questo! C'è una via di mezzo: non annichilire il figlio perchè ha sbagliato, non giustificarlo solo perchè si sente che dietro quello sbaglio c'è una propria responsabilità! E soprattutto: non temere l'opnione del figlio! Conosco molti genitori che assecondano i figli solo perchè temono di essere altrimenti scansati!)...
Come dice Flipper: non c'è un manuale, ci si mette se stessi!
Ma importante è la motivazione del desiderio d'averlo!
Un desiderio che nasce da dentro.
Non si può fare per pressione familiare (orrore!! Ciò significa che ancora si è figli, e che nell'essere padri o madri dipenderemo ancora dall'opinione dei nostri genitori!!!)...
E penso anche che sia bene, nell'indecisione, che non si lasci capitare ("ophs! Sono rimasta incinta!")! Questo sarebbe un modo di decidere senza esserne consapevoli!
...
Circa lo sguardo triste delle donne..
Anche qui ha ragione Flipper!
Una donna che aspetta un bimbo non va confusa con l'immagine del Mulino Bianco, o di un libro di fiabe e Fate...
Una donna in cinta è affaticata, dorme male, ha la nausea, l'acidità, un sonno perpetuo, il mal di schiena... è terribilmente emotiva... e vive in un mondo tutto suo! La cui entrata è libera, se si mollano le zavorre del pragmatico e del quotidiano...se ci si mette in sintonia con il mondo acquatico in cui lei vive...
Ciò la renderebbe raggiante!
...
Poi, potrei raccontare un anedotto terribile di quando io ero in cinta!
Tanto per dare un saggio del mio carattere peperino! (e del fatto che le donne in cinte non sono delle "angelicate")
(Commento che diventa lungo...vado?)

In fila al casello dell'autostrada, di domenica sera, per rientrare a Roma (che balle!!)...
Io, il mio compagno, la mia pancia davanti; la mamma del mio compagno sul sedile posteriore.
L'auto ha l'impianto di raffreddamento del motore che non funziona, rischiamo di fondere!
Quindi in fila spegnamo il motore e lo riaccendiamo quando la fila avanza.
Un qualche secondo in più per riaccendere ed avanzare, e l'auto dietro ci supera: si guadagna il posto davanti a noi, e noi finiamo dietro di lei.
Ecco: io con il mio pancione forse dovevo stare calma e serafica, quello era un maleducato, un bel furbo, e cosa mai era successo?
Invece no!
Mi infurio! Incito il mio compagno almeno ad attaccarsi al clacson, lui niente! Resta indifferente nella sua flemma superiore a tutto.
Io scatto, apro la portiera, scendo dall'auto, vado da quello che ci aveva superato e che stava fermo in fila davanti a noi, e comincio a sbraitare:
"Bravo, sei contento? hai guadagnato un posto in più! Stai meglio ora??? Abbiamo la macchina che non funziona! Ma tu ora stai meglio davanti a noi, no?"
Gli abitanti della macchina mi guardano come se fossi pazza.
Vi immaginate una donna in cinta, col pancione ben in evidenza, che sbraita piantata davanti ad un auto, all'altezza d'un finestrino, in mezzo al casello dell'autostrada?
Poi, sempre furiosa, rientro in auto.
Il mio compagno e la madre restano immobili.
Muto silenzio nell'abitacolo.
Quelli della macchina davanti si voltano tutti verso di me e mi fissano, col collo storto e gli occhi spalancati: io, dietro al parabrezza, mi sento in vetrina, animale da esposizione (mentre ancora il fumo m'evapora intorno..)...

Non ero esattamente una donna in cinta gaudente e felice in quel momento...
Un bacione!!

18 maggio, 2007 14:29  
Blogger Pier said...

Danda: Lungi da me pensare che una futura madre debba per forza avere l'immagine bucolica del mulino bianco o della pasta barilla (tra l'altro sono quasi tutte pubblicità che odio)!
Certamente ci sono situazioni in cui una persona non è in un buon momento e quindi non trasuda armonia, però continuo a pensare che siano solo episodi, magari anche frequenti ma pur sempre episodi.
Insomma mi sembra che una donna che specchia una vita dentro di sè non può non diffondere questo meraviglioso e misterioso spettacolo; e in effetti ci vedo quasi sempre una luce speciale negli occhi, un soffio magico nello sguardo.
La persona che mi ha portato a "non capire" perchè questo non succede la vedo quasi tutti i giorni. E trovo strano che sia tutti i giorni triste, ma soprattutto distaccata. Insomma leggo quella inconsapevolezza che hai sottolineato anche tu in questo ultimo commento!

Credo non sia un caso che a rispondere a questo post siete state tutte donne, e nel leggere questi vostri commenti (in particolare quello di Lucia) da parte mia devo ammettere che è veramente molto difficile andare oltre uno sguardo...

18 maggio, 2007 15:01  
Blogger lucia said...

Pier,
torno per addolcire i toni.
Non esiste solo "l'amore rubato". Ci sono figli che nascono dal dovere di farli, dalle pressioni dei genitori, come qualcuno ha già sottolineato, dall'orologio biologico che consiglia di farli.
Per come la vedo io, farò figli solo con un amore che strappa i capelli, quello che canta De André per intenderci.
un abbraccio

18 maggio, 2007 23:14  
Anonymous Anonimo said...

Sono tornata, come il prosieguo di certi film...
Secondo me tu già saresti un buon padre, non fosse altro che per le domande che ti poni (credimi, non è da tutti!). Dici che potresti SOLO cercare di convincerlo che nella vita esistono le sconfitte e che per superarle devi prima affrontarle. Che potresti convincerlo a credere di più nei sogni e nel suo istinto...e secondo te è roba da niente? E' un punto di partenza importantissimo, forte, positivo e 'pulito'.
Un figlio lo devi amare, incondizionatamente senza chiedere niente in cambio, ma proprio neinte niente niente. Gli devi dare tutto e devi poi essere pronto a lasciarlo andare, perchè non è tuo o della tua compagna.
All'inizio (parlo sempre per me) è tutto abbastanza facile, il difficile arriva con l'adolescenza, quando un bel giorno ti svegli e ti chiedi 'ma dove è finito il mio cucciolo? chi è sto stronzetto strafottente che mi gira per casa?' :-)
Io ne ho uno di figlio e parlo con cognizione di causa (la mia di cognizione...non dico che sia legge).
Un figlio lo fai per egoismo, per continuare a vivere. Non ci credo all'atto d'amore. Lo fai perchè lo senti dentro il bisogno di avere qualcuno che sia tutto tuo e del tuo compagno. L'amore per tuo figlio viene dopo, quando cominci a sentirlo che scalcia, quando senti il suo cuore che batte, quando ti accorgi che ti commuovi a vedere una recita all'asilo di bambini che manco conosci.
Come si fa a non amare un figlio? a ignorarlo? a trascurarlo? Non so, forse si fa perchè non si ama neanche noi stessi, si fa perchè si sta cosi' male da non rendersi neanche conto di chi ci sta accanto.
Quando parlo di mio figlio (lo stronzetto strafottente di cui sopra) mi si illuminano gli occhi ancora oggi, dopo 15 anni, ed è la 'cosa' piu' bella e importante che abbia portato a termine.
La faccia triste da donna incinta io non l'ho mai avuta perchè, grazie forse agli ormoni della gravidanza, è come se mi fossi accesi una canna che mi è durata 9 mesi esatti :-)
Elisa 2, la vendetta.
ps. scusa se sono troppo diretta, ma perchè ti poni questa domandona?

19 maggio, 2007 16:26  
Anonymous Anonimo said...

mmhhh.... ma father to son non era il titolo di una canzone di cat stevens?
erro?
coincidenza o fatto apposta?
Elisa 3, il ripensamento

19 maggio, 2007 20:10  
Blogger Rag said...

Sai.. ognuno deve trovare il proprio modo di essere genitori...

21 maggio, 2007 00:04  
Blogger Pier said...

Lucia: Hai ragione, ci sono anche quegli eventi legati ad una specie di "inerzia" (nella doppia accezione del termine), purtroppo. Forse sono più di quanto riesco ad immaginare.
Splendida e puntuale, anche se velata di rimpianto, la citazione della "canzone dell'amore perduto"!
Un abbraccio anche a te...

Elisa: Sei stata di parola! :-)
Coooooomplimenti per aver osservato che il titolo del post era proprio ispirato all'omonima canzone di Cat Stevens! Un ulteriore indizio era dato dal fatto che il post si chiude con le stesse parole con le quali si chiude la canzone: And now, I have to go (li faccio spesso questi giochini - tra l'altro il finale sarebbe I Know I have to go, quindi l'ho pure sbagliato)! :-)
Non era quindi un caso che sul tema del post avessi scelto come sottofondo musicale ideale una canzone che parla del dialogo tra un padre "vecchio ma felice" e un figlio che vuole invece seguire la suastrada.
E guarda caso è la stessa cosa che pensi tu quando dici che un genitore deve essere pronto a lasciare andare il proprio figlio/a per vivere la propria vita.
Sul fatto che ritieni io possa essere un buon padre ti ringrazio di cuore, però non mi trovo d'accordo per il fatto che sì, farsi le domande è già un bel punto di partenza, ma senza risposte rimane tutto abbastanza inutile. Per vincere qualcosa ci vuole una buona partenza, ma da sola non basta...
Sono molto felice per te circa le cose che hai scritto sul tuo cucciolo (anch'io uso spesso questo termine), cose che mi portano a pensare che sei e sei stata una buona madre.
Credo che un figlio lo si faccia anche per egoismo ma non solo. E' vero che materialisticamente parlando quello è l'unico modo che si ha per continuare a vivere, ma penso che un figlio, quando voluto, sia un atto d'amore; secondo me l'amore verso qualcosa o qualcuno c'è o non c'è, difficile nasca dopo un pò di tempo. Al massimo può cambiare la sua forma ma un embrione d'amore ci deve essere.

Risposta alla tua domanda diretta (io apprezzo molto l'essere diretti!): è una domanda che mi sono posto così, senza un movente preciso. E alla quale, tanto per riallacciarmi a quanto dicevo prima, non sapevo darmi una risposta.
Grazie ancora per i tuoi commenti!!!!

Rag: Ciao e benvenuta!
Sono pienamente d'accordo, non esiste un manuale o una regola generale per essere buoni genitori. Essere ancora un pò bambini magari può servire.
A presto

21 maggio, 2007 10:53  
Anonymous Anonimo said...

Mumble mumble (dicono nei fumetti)...
le risposte le trovi CON tuo figlio/a, non le trovi nella teoria 'parent-to-be'. Non possono esserci regole fisse, domande e risposte mirate perchè ogni persona, e quindi figlio/a, è un essere unico e il rapporto lo costruisci CON lui, ogni giorno che passa, nella pratica.
Scusa se insisto col mio punto di vista, ma vedi, io di sicurezze ne ho veramente poche nella vita perchè le vedo piu' dei 'limiti' che dei punti di partenza, ma un figlio è roba seria e questo post ha toccato le poche àncore che ho. :-)
Riguardo all'essere una buona madre, ti ringrazio ma non credo di esserlo, faccio del mio meglio, sbaglio e a volte per rimediare faccio casini peggiori...ma l'importante è crederci, e io ci credo!
ps. quanto mi piaceva Cat Stevens!!! Insieme a Neil Young, a Guccini, De Andrè e Claudio Lolli sono stati le colonne sonore di anni ormai trascorsi.
Elisa

21 maggio, 2007 12:50  
Blogger Pier said...

Elisa: Insisti pure, il dibattito è sempre aperto!
Anch'io sostengo che non possono esistere risposte standardizzate o preconfezionate, ma penso che le certezze nella vita non siano ostacoli, bensì punti di riferimento.
Penso che a volte la vita ti pone delle domande la cui risposta non possiamo che trovarla da soli; però la vita stessa ci dà una mano, attraverso le nostre esperienze, nel grande libro del nostro vissuto possiamo avere "un aiutino". E vedo come "certezza" il risultato di questo percorso.
Spostando invece il discorso sul tema musicale, Guccini e De Andrè hanno fatto colonna sonora stabile anche alla mia vita, gli altri più sporadicamente. Lolli invece mi sembra un pò troppo crepuscolare (scusa, ma sei di Bologna anche tu?)
Grazie ancora per i tuoi commenti!

21 maggio, 2007 14:24  
Anonymous Anonimo said...

In effetti Lolli era da recisione della giugulare, ma da adolescente lo trovavo a dir poco fascinoso! :-) Erano gli anni che mi facevo delle full immersion di Leonard Cohen...cercavo le verità assolute e volevo andare a vivere nella terra del fuoco in Cile. :-D
Non sono di Bologna, ho vissuto un pò ovunque, in quasi tutti i continenti, a causa del lavoro dei miei (compresa Bologna) ma sono nata e sono tornata dopo varie peripezie a Roma e credo che Roma sia un'altra delle mie àncore, in senso positivo del termine.
Elisa

21 maggio, 2007 14:57  
Blogger Pier said...

Elisa: Di Leonard Cohen conosco quasi nulla, so soltanto che (forse) una sua canzone, Suzanne, è stata ripresa da De André nel... vabbè, diversi anni fa! :-)
Il tuo desiderio di andare a vivere nella terra del fuoco mi ha fatto tornare alla mente il finale di un film di Nanni Moretti, "la messa è finita"...

22 maggio, 2007 09:11  
Anonymous Anonimo said...

Di Nanni Moretti non mi piace proprio tutto ma non posso fare a meno di sorridere a certe famose scene di 'eccebombo', tipo quella della sigaretta, ricordi?
Eh si...andare a 'impazzire' in Cile col vento della terra del fuoco non mi sembrava un'idea cosi' cattiva in fondo! ^__^
Buona notte Mr Rain.
Elisa

22 maggio, 2007 21:46  
Blogger Gabry said...

Faccio un commento seguendo i punti:

* Le persone che riescono a trattare male i propri figli in qualche modo diventano vittime di loro stessi, ma il conto lo pagano sopratutto i figli. E senza sconti. Ma queste persone ci sono e nessuno ad oggi sa spiegare perchè e come facciano a comportarsi così.
** Quelli che invece li trascurano, ahimè sono i "soliti" mostri con degli Ego troppo potenti per poter crescere dei figli e che in realtà li hanno messi al mondo per sport, per interessi vari (questa è proprio triste, ma è reale), per un "entusiasmo infantile" e molto altro ma pur sempre qualcosa di ben lontano dal voler essere genitore.
*** Per gli errori dei figli beh, a volte si può trattare solo di una enorme incapacità di accettare che non tutti siamo perfetti, ma soprattutto l'ignoranza di capire che gli errori si commettono (non solo come luogo comune..) per potersi formare e diventano utili una volta individuati e corretti. Poi c'è un'ulteriore spiegazione a questo, ossia l'incapacità di un genitore di accettare di non aver generato un automa prefabbricato e programmato perfettamente, tradotto come insuccesso personale di un individuo troppo egocentrico ed egoista.
**** Al contrario ci sono quelli che invece li difendono ad oltranza anche se hanno sbagliato. Quelli sono troppo stupidi ed ignoranti per capire che esistono varie misure di valutazione per le persone, per gli esseri umani, ma queste misure escludono in realtà quelli che hanno "sempre ragione" e finiscono poi per farli apparire più incapaci del dovuto.
***** Ringraziando chi è al di sopra di me non mi è mai capitato di incontrare una donna incinta con un volto triste.. e spero non mi capiti, mi metterebbe molta tristezza. Per lei sopratutto.

I nostri figli sono si la prosecuzione dell nostra vita certo, ma devono avere la libertà di ridisegnarla a modo loro, con i loro sbagli,
magari avendo molto più successo di noi che abbiamo donato loro questa possibilità, Incondizionatamente, ma indirizzandoli in principio cercando di fare si che non prendano strade senza uscita, ma pur sempre senza evitargli ad ogni costo le "sofferenze formative" che ogni individuo ha diritto di vivere, anche per incamerare un pizzico di sicurezza. Credo inoltre che le sconfitte prima o poi, arrivano per tutti, noi genitori, possiamo solo provare ad aiutare i figli a capire
che appunto vanno accettate per poterle metabolizzare e non pagarne un prezzo più alto del loro effettivo valore.
Sui sogni e l'istinto, beh cosa dire... I sogni vanno coltivati certo, ma anche una saggia consapevolezza sulla loro realizzazione può essere una buona indicazione, non tutti i sogni sono realizzabili, quindi è facile prendere delle belle porte in faccia che lasciano l'amaro in bocca. Non credo che invece faccia parte dei compiti genitoriali, indirizzare i figli verso l'assecondare l'istinto, che non sempre peraltro porta al successo, qualunque sia l'argomento. In molti casi è necessaria la razionalità. Ma questo è un argomento un po delicato e da approfondire, ma non mi sento di farlo in questo ambito e con tali riferimenti. Credo che comunque il mestiere di genitore sia il più difficile del mondo, lo asserisco fermamente essendo mamma. E' necessario cercare, qualsiasi sia la scuola di pensiero, fare il genitore con Amore, quell'amore totalizzante ed incondizionato, ma senza eccessi. Anche se non è facile.

23 maggio, 2007 10:26  
Blogger Pier said...

Elisa: Intendi la scena nella quale fa il verso a Manfredi? A me invece piace molto la scena in cui Vito "è molto bravo a fare il giovane"! :-)

Gabry: Un commento approfondito, ragionato e razionale. Mi sento di condividere che il problema è una mancanza di "vocazione" al mestiere di genitore, troppo preso a badare a sè stesso o a "programmare" il figlio come fosse un computer.
Sono particolarmente d'accordo sul fatto che gli errori servono a crescere (così come succede agli anticorpi naturali, che devono entrare in contatto con un virus per combatterlo), un pò meno lo sono sul discorso dell'istinto; è vero che non ci sei deve staccare troppo da terra, però credo anche che la cosa in cui si può riuscire meglio sia quella che ti senti di fare di più.
L'amore totalizzante ed incondizionato è molto difficile da trovare ed offrire, sì...
Grazie infinite per il tuo commento, a presto!

23 maggio, 2007 14:42  
Blogger Gabry said...

Pier, visto l'interesse che ha suscitato in me questo argomento, ci ritorno... e lo faccio perchè curiosa di vedere cosa si pensa in merito.
Un appunto: è vero che l'amore di cui parlo io è difficile da trovare e da offrire. Ma non impossibile. Io sono già a metà strada, pecco di modestia: io credo di meritare quello che mi sta arrivando, spero di essere all'altezza e poterne dare almeno altrettanto e molto di più.
Io cerco di fare il massimo, come compagna e come mamma, un massimo che in questo ambito non ha una misura, non è quantificabile.
Non essendo genitore, non puoi ahimè comprendere di che genere di amore si tratta se non a grandi linee, in termini generali di principio.. ma ti assicuro che l'amore che dai ti torna sotto mille forme, anche le più semplici e "banali". Se solo tu potessi vedere gli occhi di mio figlio quando mi guarda. Sorridono disarmanti. E' meraviglioso.
Non voglio discostarmi però dal punto. Quanto all'istinto, io l'ho seguito spesso e non ho sbagliato, ma a volte, anche se l'istinto mi diceva di agire in una certa direzione, la razionalità mi ha invece salvato il salvabile... Il segreto probabilmente sta nell'individuare le situazioni in cui è necessaria anche la razionalità. Bisogna anche saperla dosare. E' vero che riescono meglio le cose che ci piacciono, ma oltre a riuscire bene, devono anche essere utili al buon andamento di tutto cio che ci ruota intorno. Quindi forse è più indicato seguire l'istinto, ma con una dose di razionalità, soprattutto se parliamo di argomenti importanti come famiglia, lavoro... Ci sarebbe da parlare a lungo, perchè l'argomento trattato è importante ed è legato a mille altri argomenti almeno dello stesso spessore. Magari è uno spunto per un futuro post. Grazie a te!

23 maggio, 2007 16:15  
Anonymous Anonimo said...

A.A.A. aspettasi nuovo post sur bar Bellaria disperatamente!! :-)
Elisa

23 maggio, 2007 21:53  
Blogger Pier said...

Gabry: Un bel pensiero, positivo, concreto e propositivo. Dare il massimo è fondamentale in ogni campo; secondo me sei una persona che guarda la vita dritto negli occhi.
Sicuramente non essendo genitore certe cose non le posso capire e probabilmente neanche immaginare, ma penso che pur essendolo ci siano cose, come quelle che hai citato tu, che solo le donne possono capire al meglio; anche se fossi padre non potrei per esempio mai capire cosa significa crescere dentro per nove mesi una nuova creatura.
Certo ci vuole un giusto mix tra sogno e realtà, le cui percentuali variano a seconda del campo applicativo e della sua importanza. Ma anche qui non esiste una regola universale e può giocare un ruolo fondamentale l'istinto!

Elisa: Ma hai già letto tutti i post precedenti? Beh, comunque stavo propio pensando di tornare a lavorarci sopra... :-)

24 maggio, 2007 09:09  
Blogger Gabry said...

Caro Pier, la vita Va guardata dritto negli occhi... per l'stinto potremmo stare a parlarne anche una giornata intera, la vediamo così amabilmente in modo differente, ma con alcuni punti in comune. Non è semplice generalizzare certi argomenti con un commento sul blog. Magari un giorno si farà..! ;-)

24 maggio, 2007 11:56  
Blogger Pier said...

Gabry: Confrontare i punti di vista è sempre una cosa utile, e cmq per approfondimenti se il blog è stretto... c'è sempre la mail! ;-)
Intanto ti linko...

24 maggio, 2007 12:01  
Anonymous Anonimo said...

E' che ho bisogno di alleggerire i pensieri e il bar Bellaria mi pare il luogo adatto. Non voglio con questo dare del superficiale ai tuoi post sul bar, sono senz'altro spunti per riflessioni ampie..ed ora mi serve riflettere 'ampio', per non soffermarmi sui particolari..
(ps. quasi quasi un salto in agenzia a sentire i costi dei voli in Cile lo faccio...mi porto il portatile cosi' magari li leggo da laggiu' i tuoi post *-*)
Elisa

24 maggio, 2007 12:08  
Blogger Pier said...

Elisa: Mi fa piacere che consideri il bar Bellaria in questo modo! :-)
Questo bar esisteva veramente al mio paese, io ci ho solo ricamato su qualche episodio...
...A proposito...
...Guarda sù! :-D

24 maggio, 2007 14:09  

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