Frammenti di (Pier)Pioggia

Pensieri e parole alla ricerca di un'identità

venerdì, agosto 22, 2008

I nuovi Einstein

Un corpo immerso in un liquido assume la forma del recipiente che lo contiene.

Quindi... Vediamo se ho capito... Se immergo una palla in una piscina, la palla prende la forma della piscina.

Voglio assolutamente conoscere questo genio della fisica!

venerdì, agosto 15, 2008

Aghi di silenzio

Forse è normale che ci siano, nell'acqua del fiume che scorre ogni giorno...

E forse non fanno troppo male, piccoli come sono. Forse non bastano a farti perdere...
Per questa notte che cade giù, almeno.
A portare un riposo che non sogna.
Adesso conoscerò anch'io lo sguardo ed il sorriso cinico di questa paura...

venerdì, agosto 08, 2008

Notturno delle tre

Ci sono notti che per niente al mondo cambierei…

Notti intrise di profumi, respiri e movimenti che sento ancora vivere sulla mia pelle, come un tatuaggio indolore e indelebile.

Gioia e paura stanno già sgomitando per avere la precedenza nel mio cuore e nel mio cervello. Tanto nessuno dei due riuscirà mai a prevalere sull’altro.

Guardo le traiettorie luminose che un cielo estivo insolitamente gentile disegna, penso a Chi le ha disegnate e so che questo Qualcuno da molto più in alto sta leggendo chiaramente tutto quello che ho dentro di me. Non so se sarà contento di me, ma io lo voglio ringraziare comunque.
Queste traiettorie unite da stelle sembrano puntini da congiungere, solo apparentemente disposte a caso. Nessuna di loro sa che sta formando un disegno, eppure ognuna di loro ne fa parte.

Forse la vita è tutta qui; lasciare, cogliere e raccogliere segni. Solo alla fine sarà davvero chiaro il misterioso disegno in compimento.
Da domani qualcuno noterà questi segni su di me, e forse li noterò anch’io guardandomi allo specchio. Ma nessuno saprà dietro quale divieto e dietro quale segreto si abbandona una notte così…

Una lettera d'amore è un bacio dato per nostalgia. Due parole terribili e meravigliose, pervase di gioia e paura, sono un timido sorriso che illumina la mia pelle un po’ meno innocente.
Tutto questo vortice deve essere il prezzo che si paga a non sentirsi soli. E per quanto tempo, poi?
No, stavolta non ci voglio pensare. Stavolta non mi importa e pago molto volentieri.
Voglio vivere questo momento.
Dividerlo insieme a te.
E vorrei che questa notte non fosse mai finita…

giovedì, luglio 24, 2008

Acqua siamo noi

Quasi quasi do retta all’anonima e torno a scrivere…

Certo ne è passato di tempo dal mio ultimo post… Potrei cominciare a raccontare qualcosa che è successo in tutto questo periodo.

Ma sì, comincio con una delle mie solite disavventure da pulcino Calimero…


(Immagine tratta da www.megamodo.com/category/candy/)

Per arrivare al lavoro e percorrere i miei simpatici 40km di code e strade “alternative” che mi separano dal mio amatissimo ufficio, mi servo di una moderna Fiat Punto 60S, che detto così fa anche molto figo, ma in realtà si tratta di un’automobile immatricolata nel 1996, anno in cui papà decise di giubilare la vecchia Fiat 131 acquistata 15 anni prima e detta “il canguro” per via di un difetto di carburazione congenito che a freddo la faceva andare a strappi.

Siccome era la macchina del babbo, io l’ho sempre usata poco, preferendo la meno tecnologica ma più affidabile Fiat Uno 45, dal colore indefinito e oggetto di discussione con amici e conoscenti vari, che a turno hanno percepito la colorazione della carrozzeria come “verde limone”, “bianchino”, “sb***a di cavallo” o “giallo pisello” (questo non l’ho mai capito).

Insomma, qualche mese fa, in un giorno di pioggia, la lancetta del carburante della Punto è veramente al limite, ma grazie al millimetro abbondante che la separa dal fondoscala conto di riuscire ad arrivare al mio benzinaio preferito, un trucido signore sulla cinquantina che veste in cannoniera anche d’inverno e per questo è soprannominato “dr. Gibaud”. Il prezzo della benzina è tra i più bassi della zona, anche se non dà i bollini, eventualmente solo qualche punto in testa ai ragazzini che fanno i complimenti alla figlia.

Deve avere una figlia carina veramente. Ma non ho mai avuto il coraggio di chiederglielo.

Per farla breve, nel bel mezzo di una coda semaforica, la mia previsione sulla benzina residua si rivela sbagliata. La Punto tossisce per qualche metro e poi si blocca assetata.

In mezzo al traffico.

Proprio in prossimità della telecamera che fotografa chi passa col rosso o va troppo veloce. Almeno in questo frangente non mi fa paura, anche se temo che scatti il reato di “ingombro stradale”.

In un istante la coda diventa una simpatica orchestra di clacson e luci psichedeliche di abbaglianti, con improvvisazioni vocali che non capisco bene da dove arrivano ma immagino benissimo dove mi vorrebbero mandare.

Metto le 4 frecce, agito le braccia come i piloti di formula uno in panne al momento della partenza e mi trasformo in safety man, indossando il giubbotto alta visibilità giallo limone e portando il triangolo rosso di segnalazione. Sposto la macchina verso il ciglio della strada e un signore decisamente sul rimbambito mi dice:

«Guarda che qui non si può parcheggiare. Se non sei capace di andare in macchina puoi anche stare a casa»

«Se non sei capace di farti i caxxi tuoi puoi anche andare affan…» è la mia elegante risposta. Non volevo sembrare troppo scortese. In fin dei conti mi ha dato del tu.

Per fortuna c’è un distributore poco distante (circa 300 metri), da raggiungere a piedi con ombrellino di emergenza (piove che Dio la manda) comprato al supermercato.

Siccome, seppure a piedi, voglio evitare di percorrere contromano (anzi contropiede) la statale, decido di passare per i campi, infangati e ormai ridotti a marcite a causa delle piogge intense degli ultimi giorni. A complicare ulteriormente le cose, si mette anche la suola di una scarpa, che a contatto con tutta questa umidità si apre come la bocca di un coccodrillo, dandomi la piacevole sensazione di camminare sulle acque.

Raggiungo finalmente il distributore e compro 10€ di benzina, oltre ad un contenitore per trasportarla. Ritorno sui miei passi, in una mano tengo l’ombrello ormai deformato a grondaia dalla pioggia battente e nell’altra la tanica in plastica che pesa e mi fa assumere la postura tipica di uno che sta camminando sulle pareti di una montagna, riuscendo a muovere a compassione anche il ragazzo romeno che sta al distributore.

Ritorno alla macchina e l’operazione di riempimento serbatoio risulta più complicata del previsto, perché va eseguita con due mani e con una certa lentezza, altrimenti il liquido rifluisce indietro.

In questo modo mi posso prendere tutta la pioggia che scende e profumarmi le mani di idrocarburi saturi. In pratica sono diventato un uomo euro 4.

Alla fine riesco comunque a ripartire e rientrare a casa col mio corollario di liquidi e profumazioni assortite.


Morale della storia:

  • Non fidatevi della lancetta indicatrice del carburante, soprattutto se avete una Fiat;
  • Non comprate gli ombrellini da 5€ al supermercato perché non vi proteggeranno nemmeno da uno sputo;
  • Ma soprattutto, non usate per attaccare la suola delle scarpe la colla da ufficio…

giovedì, aprile 03, 2008

The Division Bell

These were just HIGH HOPES...



So Long.

martedì, marzo 18, 2008

Radio anch'io

Durante la rassegna stampa radiofonica “Lateral”, tenuta da Luca Bottura e in onda tutte le mattine alle 8.30 su Radio Capital (mica una radio bau bau micio micio qualunque), è stato citato in diretta l’intervento di un vostro simpatico e scanzonato conoscente. Ascoltate di chi si parla dopo circa 1 minuto e 25 secondi dall’inizio della trasmissione…
http://capital.repubblica.it/capital/radio/programmi/2425479/2997337

lunedì, febbraio 18, 2008

Tango!

Rileggendo alcune vecchie mail, ne ho ritrovata una nella quale raccontavo delle mie intenzioni di prendere lezioni di tango argentino. A dire il vero il tango mi è sempre piaciuto per la sua musica struggente e decisa, forse un retaggio dei miei parenti argentini che quando tornavano in Italia mi portavano sempre delle cassette dei tangueros più famosi d’Argentina. Solo molto tempo più tardi scoprii Astor Piazzolla e la sua fisarmonica sognante, cosa che mi fece appassionare ancora di più a questo genere musicale, che si può ritrovare tra l’altro anche in alcune canzoni di Guccini (il cui chitarrista Juan Carlos “flaco” Biondini è infatti argentino).
Comunque raccontavo del mio primo e unico impatto (è proprio il caso di dirlo) col tango ballato, cosa per me già proibitiva, avendo movimenti naturali così dinoccolati da sembrare uno stoccafisso artrosico.
Comunque ecco qua il testo di quella mail evocativa:

Ieri sono andato a sentire per le lezioni di tango... Ho fatto un esordio scoppiettante, col botto, anzi con la botta... Sì insomma, a causa di una panchina messa lì davanti, non ho visto il vetro all'ingresso prima dell'entrata vera e propria e ci sono andato a sbattere in pieno, giuro! Che figura di m***a, meno male che nessuno ha visto il mio "caschè", tanto per restare in tema tango. Chissà però cosa avrà pensato la segretaria vedendo entrare un potenziale ballerino leggermente zoppo (il ginocchio mi fa ancora un po' male adesso) e con una parte della fronte arrossata...
Le ho chiesto se per caso la panchina di plastica messa lì davanti serve per far capire che l’ingresso è in realtà laterale e lei mi ha risposto sorridente di sì. Non so se avesse capito cosa era successo, ma la mia postura era tutta un programma.
Mi sono limitato a rispondere che «la soluzione è buona, ma secondo me va perfezionata».
Ma mettere dei cartelli no?