Frammenti di (Pier)Pioggia

Pensieri e parole alla ricerca di un'identità

giovedì, marzo 29, 2007

Credo

Trovo che questo monologo recitato da Stefano Accorsi e tratto dal film "Radiofreccia", apparentemente semplice e lineare, sia uno dei momenti più belli ed intensi del cinema italiano...



Credo che non sia tutto qua...
Credo che se non lecco culi come fa il mio caporeparto difficilmente cambieranno le cose...
Credo che la voglia di scappare da un paese con ventimila abitanti vuol dire che hai voglia di scappare da te stesso, e da te stesso non ci scappi nemmeno sei Eddie Merckx...
Credo che per credere, in certi momenti serve molta energia...

martedì, marzo 20, 2007

Io, Giuda

Qualcuno di voi sa che faccio parte di una compagnia teatrale, i "Panta Rei", che dopo un periodo iniziale dedicato interamente allo studio, da poco più di un anno ha portato in scena tre rappresentazioni, compresa questa che si terrà proprio questo sabato:


Si tratta della storia di un travagliato Giuda, rivista e romanzata, nella quale viene messo in luce l'aspetto più strettamente umano del personaggio (vittima di sè stesso e delle sue passioni), senza esprimere giudizi definitivi o condanne ma lasciando tuttavia allo spettatore un dubbio di fondo: Giuda è un traditore o in qualche modo è stato tradito?
In più c'è un finale abbastanza sconvolgente e a sorpresa...

p.s. Ovviamente siete tutti invitati a questa "prima"! :-)

giovedì, marzo 15, 2007

Million Dollar Baby

Ho visto in DVD questo film alcune sere fa e sul momento non l'avevo apprezzato molto.



La parte finale del film è infatti molto cruda, persino più di quella del precedente film di Clint Eastwood, il tenebroso Mystic River; tra l'altro in entrambi i film l'atmosfera cupa è sottolineata anche dalla pressochè totale assenza di luce in ogni momento della pellicola.
Al di là della complessità dei temi trattati, primo fra tutti il senso di colpa, credo che a freddo il film si possa apprezzare meglio.
Un pò come i colpi ricevuti durante un incontro di boxe, che si avvertono a distanza di ore.Dal punto di vista interpretativo sottolineo un fantastico e commovente Morgan Freeman (strameritato il premio come miglior attore non protagonista), che interpreta Scrap, l'unico vero amico del protagonista Frankie Dunn (Eastwood appunto), col quale gestisce una palestra a Los Angeles, e che ne segue i suoi ritmi e i suoi umori, anche quando viene accusato ingiustamente di essere responsabile dell'incidente sul ring che coinvolge la protagonista.
Di Scrap sono (mi sembra) queste frasi che mi hanno colpito molto:

“La boxe è uno sport strano. A volte per tirare un colpo vincente bisogna arretrare, ma se arretri troppo non combatti più.”

“Il pugile insegue un sogno che nessuno può vedere tranne lui.”


“Tutti abbiamo un numero limitato di incontri … per me erano 109.”


Credo sia come dire che a volte per attaccare e raggiungere qualcosa di impossibile ci si può anche difendere, ma senza mai farsi schiacciare. E che a volte bisogna riconoscere che certe cose sono più forti di noi ed è il caso di lasciarle perdere per non rendere ancora più dolorosa una sconfitta. Credo che una sconfitta sia definitivamente superata solo dopo che è stata accettata... Anche quando si tratta di una sconfitta ingiusta.
E voi, che ne dite?

venerdì, marzo 09, 2007

5 0 0 0

Non sarà una grande cifra, d'accordo...




Però mi sento in dovere di ringraziare di cuore tutti voi per aver fatto arrivare il blog a questo numero di contatti! :-)
Insomma è una cosa che mi rende felice e volevo condividerla con voi che ne siete stati i protagonisti!

martedì, marzo 06, 2007

Proverbio Cinese

Che gli uccelli dell'ansia e della preoccupazione volino sulla vostra testa, non potete impedirlo; ma potete evitare che vi costruiscano un nido.

venerdì, marzo 02, 2007

Un "raffinato" quartetto lomellino

Post-ricordo di carattere musicale...
Il 17 settembre 2004, in una serata ad alto livello culturale, dove siamo chiamati, grazie all’interessamento del nostro chitarrista, nonché paraculato giornalista Cespo, ad eseguire l’intero album di Fabrizio de Andrè “storia di un impiegato”. Nell’inserto locale del corriere della sera dedicato agli spettacoli, l’organizzatore della serata ci presenta come un “raffinato quartetto lomellino” ; è evidente che non sa cosa lo aspetta e soprattutto è evidente che Cespo, il nostro estemporaneo promoter, ha banfato spudoratamente.
Comunque è fatta e i quattro raffinati (io, Serse, Cespo e il giovane batterista Prece) ci presentiamo per il sound check e il piazzamento degli strumenti. Troviamo ad attenderci il tecnico del suono Gianni, un simpatico signore brizzolato sulla cinquantina e ottimo chitarrista, che solo dopo 20 minuti scopriamo essere affetto da sordità primaria all’orecchio sinistro, grazie a due episodi: nel primo avverte dalla postazione del mixer un fastidioso ronzio provenire da una cassa, salvo poi non rilevare più nulla una volta arrivato alla cassa stessa (si era avvicinato ad ascoltare con l’orecchio sbagliato); nel secondo invece è l’organizzatore della serata a chiamarlo al telefonino e anche noi a qualche metro di distanza percepiamo il dialogo concitato che si articola più o meno così:
Gianni: «Pronto! Pronto! Prooontooo! Ma chi paarlaaa?»
Organizzatore: «Ciao Gianni sono io, avete già provato gli strumenti?»
Gianni: «Cooosaaa? Chi sei? Parla più forte che non ti sentono!»
Organizzatore: «Gianni, cazzo, sono io, cambia orecchio se no ci credo non mi senti!!!!!»
Decidiamo allora a questo punto di cavarcela da soli, e Serse, come spesso succede, prende in mano la situazione, appropriandosi del mixer e delle sue cuffie e sistemando per bene suoni e volumi della sua tastiera in modo da coprire tutti gli altri strumenti. Si passa quindi al suond check della chitarra di Cespo, che canterà anche un pezzo solista mettendo a dura prova il nostro intestino; dopo una serie di virate di trimmer il volume della sua chitarra è ancora praticamente zero e Cespo protesta, ma Serse lo zittisce subito:
«Questa è la regolazione con la quale rendi meglio. Meglio per te e per noi.»
La reazione del Cespo è inutile, nonostante la provocazione sociologico - musicale:
«Tu non devi fare l’accompagnamento. A te l’accompagnamento devono dartelo!»
Arriva il mio turno, e dopo 10 minuti in cui gli amplificatori non emettono alcun suono nonostante le acrobazie mixeristiche di Serse, mi accorgo di essermi dimenticato di alzare il volume del mio basso… Dopo essermi beccato una raffica di insulti si può passare alla batteria di Prece, il quale in vena di scherzi finge di pestare pochissimo sui tamburi, e solo dopo essersi assicurato che Serse, con le cuffie saldamente in testa ha alzato per bene tutti i volumi possibili, pianta una rullata stratosferica che per un attimo ci fa temere di avere un altro mixerista con seri danni permanenti all’apparato uditivo.
Comunque tutto il resto fila liscio e finalmente si può andare a cena; la generosa amministrazione comunale ci offre un pasto completo presso la casa di riposo per anziani “casa serena”. Alcuni ospiti ci guardano con fare circospetto, non sono abituati a ricevere visite a quell’ora, altri invece sembrano divertiti dalla nostra presenza. Cespo non perde l’occasione per rivolgersi a me, il più anziano del gruppo, dicendo di non andare in giro da solo per la struttura altrimenti finisce che mi tengono dentro.
Arriviamo nella sala da pranzo e ci vengono propinati a una temperatura di circa 180 gradi centigradi (356 gradi Fahrenheit) dei ravioloni appena tolti dal forno a microonde e del prosciutto cotto congelato (probabilmente per fare un buon mix con la temperatura ambiente). Oltre ad una bottiglia d’acqua in plastica da 1 litro abbiamo a disposizione anche una brocca di vino che viene esaurita in brevissimo tempo. Prima di lasciare il refettorio, si provvede a scambiare fulmineamente i contenuti di bottiglie di plastica e brocche presenti nella sala, in modo da assicurarci adeguato rifornimento durante il concerto.
Finalmente si può iniziare, e davanti ad una ovviamente raffinata platea di una ventina di persone il concerto procede tranquillo dalla prima all’ultima canzone, pur assomigliando per tutta la sua durata ad un congresso di enologia con sottofondo musicale.