Frammenti di (Pier)Pioggia

Pensieri e parole alla ricerca di un'identità

lunedì, gennaio 14, 2008

Torino - Livorno 1-2

Ieri ho fatto un giro per la piazza.
Era da un po’ di mesi che mancavo a questo appuntamento, avendo anche volutamente evitato il gomitolo di gente che si ingorga per la piazza nel periodo natalizio; una cosa che mi da fastidio è il doverla fare perché “la fanno tutti”.
L’aria è frizzante ma non fastidiosa, così come i suoi ancestrali erranti residui di umidità lomellina. La luce del giorno volge al termine, ma posso già piacevolmente accorgermi che il crepuscolo si fa a poco a poco sempre più attendere.
Non è stata una gran giornata, e a complicare anche i problemi più banali si è messo un Torino inguardabile, abulico e sfilacciato come una vecchia corda di chitarra. Per questo mi incavolo ma posso sperare in Cairo, mentre per le preoccupazioni vere e proprie le speranze devono per forza essere riposte nei discepoli del prof. Alois.
Dovessi fare un pronostico però punterei su un x2.
Comunque proviamo a goderci questa breve vacanza da tutto, un giro di vasca (così si dice da queste parti) come fosse un giro di giostra.
Mi piace osservare, per leggere o decriptare ciò che può esserci oltre uno sguardo, una parola, un pensiero. Si tratta di dettagli, cioè i marker che fanno la differenza tra quello che vuoi sembrare e quello che sei veramente.
Nel teatro questo conta moltissimo per essere credibile nella parte di un personaggio.
Ma anche la vita è un grande palcoscenico.
E allora vai con la recita.
Ci sono ragazzine più "mascara e fondotinta" che "acqua e sapone" ad ostentare più anni di quelli che hanno, e ancora non immaginano che tra poco lotteranno per suscitare l’effetto contrario.
Ci sono coppie che girano sfacciatamente orgogliose, e una donna che sfugge a un tentativo di effusione del suo compagno, ma non sembra per imbarazzo, quanto per distacco.
Ci sono persone che passeggiano in fretta da sole, forse per cercare sé stessi in mezzo alla confusione.
C’è un capannello di gente che osserva divertito e riprende coi telefonini l’azione di due pattuglie di vigili del fuoco accorsi ad intervenire in un bar. Tutto fa spettacolo, penso. Purtroppo, penso.
Ci sono voci ed accenti che fatico a riconoscere.
Ci sono negozi che non hanno tenuto il passo e si sono arresi, e per vergogna hanno le serrande abbassate come uno sguardo umiliato.
Tutte cose che prendono il tempo lasciato che e lasciano il tempo che trovano.
Niente si crea, niente si distrugge, tutto si trasforma, dice il principio di Lavoisier.
Già, tutto si trasforma, e se cammini troppo in fretta non ti accorgi nemmeno di questo; a volte è tutt’altro che un male, ma il problema è che quando ti fermi ti accorgi di colpo di aver perso qualcosa (o qualcuno) e ne senti maggiormente la mancanza.
È quando piove che si dimenticano gli ombrelli.
Ci si dimentica di loro proprio quando smette.
E ci si ricorda di loro solo quando ricomincia a piovere.
Va tutto bene. Non sono solo.
Sono solo dall’altra parte della strada.
Non mi interessa l’intervista radiofonica all’allenatore Novellino, insoddisfatto perché è mancato l’orgoglio e le giustificazioni secondo le quali «quando si sbaglia diventa tutto difficile». Intanto a forza di sbagliare abbiamo 17 punti in 18 partite e Torino – Livorno è finita 1 – 2.
Cambio stazione e trasmettono wish you were here.
Va tutto bene. Non sono solo.
Penso che sono solo dall’altra parte della strada.
Tutti questi sono segni del destino, penso.

6 Comments:

Blogger danDapit said...

Prima lettura.
Poi ritorno, rileggo, rileggo...
ho già colto qualcosa...eh eh eh! come il "gomitolo di gente", non poteva sfuggirmi!
e poi altre cose...ombrelli che vengono dimenticati...
ma ritorno con più lucidità dell'attuale!
Il giro di vasca, associato alla Piazza, mi fa venire in mente piazza Navona, a forma di barca, che veniva riempita d'acqua come una vasca per le corse dei cavalli...
Piazza, vasca, acqua, pioggia...EVVVAAAIIII!!!
quanta roba!
per ora, un bacio!

16 gennaio, 2008 21:15  
Anonymous Anonimo said...

..Per questo a me non piace correre troppo!!Nei periodi più difficili rallento il passo,se cammini troppo in fretta quando ti fermi percepisci il vuoto...ed è più freddo e pungente di una gelida giornata piovosa!
Dall'altra parte della strada dove credi di essere solo ci sono altre persone,hanno in mano degli ombrelli,proprio quelli che tu avevi dimenticato con l'arrivo del sole!
Non sei solo se qualcuno tiene gli ombrelli per te!!
Nel grande palcoscenico della vita si incontrano e si scontrano vari bizzarri personaggi,ognuno rincorre un sogno o almeno crede di farlo,ognuno spalleggia l'altro portandosi dietro "una carezza in un pugno" e solo nel tentativo di arrivare più lontano...
Ogni tanto qualcuno rallenta il passo e si accorge dell'altro...è a quel punto che ti porge "l'ombrello" :))
A me capita spesso di sentirmi sola pur essendo circondata da tanta gente...
A volte si crede di essere soli ma hai ragione,siamo solo dall'altra parte della strada...a volte basterebbe trovare la forza di attraversarla!!!

Baciotti
Barby

17 gennaio, 2008 17:51  
Blogger Pier said...

Danda: Sì, il "gomitolo di gente" richiama proprio la poesia di Ungaretti...
Da queste parti "fare una vasca" significa fare un giro in piazza; cmq l'associazione di tutti questi elementi acquatici (vasca, acqua, pioggia) non l'avevo proprio cercata! Quando si dice la serendipity! :-)
Per ora... Un bacio anche a te!

Barbara: Rallentare il passo serve per godersi il paesaggio, ma anche per capire meglio dove sei e dove puoi andare. Astralla nel suo ultimo post riporta la frase «Viaggiatore non c’è sentiero. I sentieri si fanno camminando», e mi sembra che calzi a pennello con quanto scrivi tu.
Mi piace l'interpretazione che hai dato quando scrivi che qualcuno rallenta il passo e condivide un ombrello con te per ripararsi ed aiutare a ripararti da ciò che spiove addosso!
E' questo che aiuta a sentirsi meno soli!
«Non sei solo se qualcuno tiene gli ombrelli per te», bella, me la devo segnare!
Un baciotto parapioggia!

18 gennaio, 2008 20:14  
Anonymous Anonimo said...

Passo per auguruarti una buona giornata :)

un abbraccio

23 gennaio, 2008 09:41  
Blogger danDapit said...

Eccomi di ritorno.
A dire il vero è bello denso di roba questo racconto/riflessione.
La vita come un palcoscenico, le persone che in piazza si sentono guardate, quindi "in scena", il tuo essere spettatore, che osserva mentre la mente crea fili filosofeggianti sul vivere. Vivere, essere, o dedicarsi all'Ars Vivendi...
No, niente si crea, niente si distrugge, tutto si trasforma; è il principio dell'infinito, il circolare dell'umanità su di un 8, senza inizio nè fine.
Si trasforma...sta a noi trasformarlo in meglio, cogliere l'occasione! Come? Illuminandoci d'immenso! ^_^
No, non sei solo!!! Ci siamo tutti, a volte spettatori, altre attori!
Bacione!

(il "gomitolo di gente" era una citazione su cui eravamo già incappati, in coincidenza, una sera, ricordi?)

[P.S. ah, per fortuna che le giornate si stanno allungando, l'ho notato con un respiro di gioia già da due settimane!]

23 gennaio, 2008 18:17  
Blogger Pier said...

Laura: Ok, grazie del pensiero, un abbraccio e un augurio di buon week end per te!

Danda: Sì, in questo post c'è un pò di tutto, attori e spettatori. Ed anche confusione, come quando si recita con un rumore di sottofondo dalla platea.
La citazione l'avevo colta, e anche qui riprendi Ungaretti "illuminandoti d'immenso"! ;-)
La trasformazione è... l'essenza della vita!
Una bacione anche a te!

25 gennaio, 2008 13:34  

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