Frammenti di (Pier)Pioggia

Pensieri e parole alla ricerca di un'identità

venerdì, novembre 24, 2006

24/07/1998 – Il “vascone”

Ammetto di barare un po’ su questa data, perché non ho riferimenti temporali precisi sull’episodio che andrò a raccontare, di certo era un giorno qualsiasi di un mese di luglio di qualche anno fa, quando non tutti in compagnia erano patentati e si facevano dei gran giri in bicicletta, soprattutto in estate.
Dovete sapere che il mio paesello ha ancora la piccola fortuna di avere una bella campagna intonsa, non ancora aggredita dal bitume e dal cemento, ma solo dalle zanzare e dalle nutrie che la esplorano uscendo dalle acque del fiume Ticino. Ricordando un po’ quello che intende Francesco Guccini quando parla “tra la via Emilia e il west” (uno dei nostri dischi cult), anche noi quando attraversiamo quelle strade polverose e piene di buche che mettono a dura prova le nostre terga e i nostri zebedei ci sentiamo in un mondo quasi selvaggio, da scoprire e sfruttare per la nostra sopravvivenza fuori dal borgo, proprio come i pionieri del vecchio west “visto e sognato in diecimila film”.
Di solito ci si stacca dal bar Bellaria verso le 18.30 e si parte alla volta della vicina campagna; in queste escursioni siamo sempre presenti io, Cespo, Oldra e Lando, più raramente si aggregano il Rosso e Serse. “Sfortunatamente” quella sera è presente anche il Rosso, oggi serio e disciplinato dipendente Dell, ma allora scavezzacollo con deviazioni estremistiche da tifo calcistico (infatti è tra i fondatori del gruppo ultras interista “cassolo sbronza”, del quale fa ancora attivamente parte). Il Rosso è un uragano inarrestabile, combina scherzi a tutti quando meno se lo aspettano e non si ferma nemmeno a forza di botte; le uniche cose che lo fermano sono l’alcol (il quale dopo qualche birra media lo trasforma in un tenero angioletto assopito) e i tomini al formaggio, che proprio non sopporta (e che Serse puntualmente prepara ogni volta che si organizzano pranzi o cene “sociali”).
Quella sera decidiamo di prendere una stradina molto stretta che costeggia il Naviglio e che arriva al cosiddetto “vascone”, una specie di bacino di raccolta idrica che attinge direttamente dal Naviglio, e che serve per distribuire acqua ai cavetti irrigui che pervadono i campi di riso, rendendoli in primavera come ritagli di specchi puntati al cielo, travestendoli da piccoli laghi selvatici. Solitamente al vascone si può fare il bagno, perché l’acqua è meno profonda che nel fiume e data la sua lunghezza qualche metro a bracciate si può anche fare. Insomma viene usato come piscina dei poveri.
Scusate, ho divagato, beh dicevo che quella sera, arrivati al vascone, decidiamo solo di parlare un po’ (del resto né io né il Rosso sappiamo nuotare), fino a quando ad Oldra non viene la brillante idea, in un impeto di goliardia, di sollevare la chiusa che regola il flusso di uscita dell’acqua dal vascone verso i cavetti (per chi non ha sangue campagnolo nelle vene, queste specie di dighe vanno aperte ad orari prestabiliti e solo da personale autorizzato, il guardiano delle acque o campé); esce un po’ di acqua e la cosa ci diverte moltissimo, ma la parte più divertente arriva quando Oldra, in equilibrio precario, scopre di avere incastrato la chiusa e non riesce più a smuoverla né verso l’alto né verso il basso, col risultato di allagare ulteriormente un campo di riso già pieno di suo. Il povero Oldra è preoccupatissimo, comincia a sudare pere spadone (temendo l’arrivo di qualche cantoniere) e urlare a noi di fare qualcosa. Noi intanto siamo paralizzati dalle risate (anche perché Oldra di solito è il più attempato di tutti, e vederlo dimenarsi in modo scoordinato e sbraitante è davvero uno spasso), quando il Rosso decide a modo suo di dargli una mano, lanciando una serie di sassi pesanti nell’acqua, i cui abbondanti schizzi vanno a fare una serie di docce involontarie al povero Oldra, ancora accovacciato a mò di kamasutra sulla chiusa nei disperati tentativi di sbloccare l’asse di legno che fa da diga. L’iniziativa del Rosso ovviamente non sblocca la chiusa, ma riesce almeno a sbloccare Oldra, il quale parte all’inseguimento del provocatore urlando “Rosso di merdaaaa!!!” più altri insulti irripetibili.
La serata si conclude quindi con una fuga modello giro d’Italia dove un piccoletto coi capelli rossi sale in bicicletta sghignazzando “si sono rotte le acque!” e un invasato bagnato fradicio lo insegue senza alcuna speranza di raggiungerlo. E naturalmente un campo che tracima a destra e sinistra come se fosse passato Mosè a spartire le acque.

1 Comments:

Blogger sonia said...

Questo è un Ot e poi torno con più calma a leggere tutto!

Oggi va decisamente meglio...:o)

Un abbraccione Pier...

24 novembre, 2006 11:26  

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