Frammenti di (Pier)Pioggia

Pensieri e parole alla ricerca di un'identità

venerdì, giugno 15, 2007

Leggende Universitarie

Un commento di Anonima-Elisa mi ha dato il “la” per scrivere questo post, nel quale voglio parlare di qualche “leggenda metropolitana” legata ad episodi universitari. Ne riporto qui qualcuno di origine esclusivamente pavese…

Il prof. di Elettrotecnica. Questo professore valuta gli scritti non attraverso i numeri, ma utilizzando le lettere. Quindi, per esempio, I = Insufficiente, S+ = più che sufficiente, B = Buono. Si narra che un giorno lo scritto di uno studente venne valutato LEUB (acronimo di Lei È Una Bestia).

Il prof di Chimica. Testimoni oculari assicurano di avere visto questo professore tentare per diversi secondi di cancellare con una gomma una macchia sul telone sul quale si proiettano i cosiddetti lucidi (superfluo specificare che la macchia era di pennarello e si trovava sul lucido).

Il prof. Di Meccanica Applicata. Questo arzillo e canuto professore, un po’ avanti con gli anni, tenne una mattina un’intera lezione senza interruzioni su un argomento pesantissimo (che nonostante fossi presente pure io non ricordo quale) e quando uno studente allo stremo delle forze fece incorciò le mani a “T” per indicare il classico gesto del Time Out, si sentì dire dall’orgoglioso prof: «T, che significa? Ah, certo, Trasduttore Temperatura, bravissimo!»

L’assistente di Calcolatori Elettronici. Durante l’appello per stabilire chi avrebbe voluto sostenere l’esame orale il giorno seguente, alla nomina di tale Ricciardo si sentì una voce grave e tenebrosa partire dal fondo dell’aula pronunciare un secco e deciso «No!». L’assistente, senza scomporsi, rispose:
«Non ti ho chiesto se rinunci a Satana, ti ho solo chiesto se rinunci all’esame».

Il secchione. Questo personaggio è uno studente, si chiama Franco ed ha una barba simile a quella di uno dei Jalisse e un sorriso accattivante costantemente dipinto sulla faccia. È sempre in prima fila in qualsiasi lezione e a qualsiasi orario, probabilmente vive lì. Per tutte queste cose viene chiamato da noi burini delle ultime file Franco PARESI.

E per chiudere, una carrellata di frasi indimenticabili pronunciate da professori e assistenti vari:

Ho bisogno della vostra carotide per fare degli esperimenti.
Questo piano è più tangente degli altri.
Nella definizione di “limite” non dovete farvi condizionare dai termini “più infinito” e “meno infinito”. Chiamateli “chiocciolina” e “testa di mucca”.
Questo esercizio è facile come una pisciatina.
Questo esercizio lo vediamo la prossima volta (Nota Bene: era l’ultima lezione).

10 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Non scorderò mai quando entrando in aula per assistere alla lezione di egittologia e civiltà copta, lessi un cartello affisso sulla porta 'La lezione è rimandata a data da stabilire. Docente disperso'. Fu in quel preciso momento che decisi di cambiare il piano studi....
Elisa grigio polvere.
ps. LEUB suona veramente bene.

15 giugno, 2007 22:23  
Blogger danDapit said...

LEUB, in effetti è N.M., ovvero: niente male!
Anche la storia di PARESI è carina!
Da qui l'idea, eh?
a Roma capita la battuta:
"Ma che c'haj 'na paresi facciale?"
...
Sono andata a leggermi i commenti di due post fa, e ho trovato l'origine, nata -guarda un po'- dal mio "sorriso amaro"...
:-S
a questo punto, tra LEUB e PARESI, ti lascio una risata!
=___=

17 giugno, 2007 23:16  
Blogger Pier said...

Elisa: Hai fatto bene a cambiare facoltà, quella che avevi scelto era decisamente pericolosa! :-)

Dandapit: Le espressioni in romanesco sono fortissime, ma sentite dal vivo diventano fenomenali!
A Paresi la risata sarebbe venuta benissimo, cmq ho dimenticato di aggiungere che quando alzava il braccio per fare una domanda, dalle ultime file partivano dei simpatici "slurp" (il verso onomatopeico che identifica un lecchino)! :-D

18 giugno, 2007 10:12  
Anonymous Anonimo said...

Le espressioni romanesche 'rendono' veramente ..ma a volte possono fuordeviare: l'altro giorno per strada un gruppetto di ragazzini ha urlato dietro a una passante 'bonazza' (e consapevole del suo aspetto) : 'ahooo! C'hai un culo che quanno cammini te fa l'applauso!!' Io credevo che fosse un complimento, invece, chiedendo a chi è piu' aggiornato di me in materia (mio figlio) ho capito che era un'offesa, nel senso che il deretano della passante di cui sopra era, a loro avviso, floscio e cadente!
Diciamocela tutta: non sono fuordevianti le espressioni dialettali, è che Invecchiare vuol dire anche non capire piu' al volo quelle di uso corrente... :-S
Elisa

18 giugno, 2007 14:25  
Blogger Pier said...

Elisa: Da noi esiste invece l'espressione "hai un culo che fa provincia", che a seconda della medesima dà un'indicazione del grado di sporgenza del deretano.
Può essere che la frase che hai citato tu sia effettivamente un complimento, ma che sia stata utilizzata in forma volutamente strafottente. Insomma, è solo una questione di interpretazioni e non di età! :-)

19 giugno, 2007 09:58  
Blogger Gabry said...

Ciao Pier, ma dove hai pescato questa roba? ecco un sorriso! ;-)

22 giugno, 2007 09:02  
Blogger Pier said...

Gabry: Sono tutte cose sentite all'università di Pavia (e in qualcuna ero presente anch'io)!
Grazie per il sorriso, che ricambio! :oD

22 giugno, 2007 13:16  
Blogger Gianluca said...

:D

26 giugno, 2007 22:39  
Anonymous Anonimo said...

L'università è piena di leggende metropolitane :D

28 giugno, 2007 14:31  
Blogger Pier said...

Gianluca: Benvenuto e :-D !

Laura: E' vero, e ogni università ha le sue (come in questo caso)! ;-)

29 giugno, 2007 10:47  

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