I nuovi Einstein
Voglio assolutamente conoscere questo genio della fisica!
Pensieri e parole alla ricerca di un'identità
Forse è normale che ci siano, nell'acqua del fiume che scorre ogni giorno...
Ci sono notti che per niente al mondo cambierei…
Notti intrise di profumi, respiri e movimenti che sento ancora vivere sulla mia pelle, come un tatuaggio indolore e indelebile.
Gioia e paura stanno già sgomitando per avere la precedenza nel mio cuore e nel mio cervello. Tanto nessuno dei due riuscirà mai a prevalere sull’altro.
Guardo le traiettorie luminose che un cielo estivo insolitamente gentile disegna, penso a Chi le ha disegnate e so che questo Qualcuno da molto più in alto sta leggendo chiaramente tutto quello che ho dentro di me. Non so se sarà contento di me, ma io lo voglio ringraziare comunque.
Queste traiettorie unite da stelle sembrano puntini da congiungere, solo apparentemente disposte a caso. Nessuna di loro sa che sta formando un disegno, eppure ognuna di loro ne fa parte.
Forse la vita è tutta qui; lasciare, cogliere e raccogliere segni. Solo alla fine sarà davvero chiaro il misterioso disegno in compimento.
Da domani qualcuno noterà questi segni su di me, e forse li noterò anch’io guardandomi allo specchio. Ma nessuno saprà dietro quale divieto e dietro quale segreto si abbandona una notte così…
Una lettera d'amore è un bacio dato per nostalgia. Due parole terribili e meravigliose, pervase di gioia e paura, sono un timido sorriso che illumina la mia pelle un po’ meno innocente.
Tutto questo vortice deve essere il prezzo che si paga a non sentirsi soli. E per quanto tempo, poi?
No, stavolta non ci voglio pensare. Stavolta non mi importa e pago molto volentieri.
Voglio vivere questo momento.
Dividerlo insieme a te.
E vorrei che questa notte non fosse mai finita…
Quasi quasi do retta all’anonima e torno a scrivere…
Certo ne è passato di tempo dal mio ultimo post… Potrei cominciare a raccontare qualcosa che è successo in tutto questo periodo.
(Immagine tratta da www.megamodo.com/category/candy/)
Per arrivare al lavoro e percorrere i miei simpatici 40km di code e strade “alternative” che mi separano dal mio amatissimo ufficio, mi servo di una moderna Fiat Punto 60S, che detto così fa anche molto figo, ma in realtà si tratta di un’automobile immatricolata nel 1996, anno in cui papà decise di giubilare la vecchia Fiat 131 acquistata 15 anni prima e detta “il canguro” per via di un difetto di carburazione congenito che a freddo la faceva andare a strappi.
Siccome era la macchina del babbo, io l’ho sempre usata poco, preferendo la meno tecnologica ma più affidabile Fiat Uno 45, dal colore indefinito e oggetto di discussione con amici e conoscenti vari, che a turno hanno percepito la colorazione della carrozzeria come “verde limone”, “bianchino”, “sb***a di cavallo” o “giallo pisello” (questo non l’ho mai capito).
Insomma, qualche mese fa, in un giorno di pioggia, la lancetta del carburante della Punto è veramente al limite, ma grazie al millimetro abbondante che la separa dal fondoscala conto di riuscire ad arrivare al mio benzinaio preferito, un trucido signore sulla cinquantina che veste in cannoniera anche d’inverno e per questo è soprannominato “dr. Gibaud”. Il prezzo della benzina è tra i più bassi della zona, anche se non dà i bollini, eventualmente solo qualche punto in testa ai ragazzini che fanno i complimenti alla figlia.
Deve avere una figlia carina veramente. Ma non ho mai avuto il coraggio di chiederglielo.
Per farla breve, nel bel mezzo di una coda semaforica, la mia previsione sulla benzina residua si rivela sbagliata. La Punto tossisce per qualche metro e poi si blocca assetata.
In mezzo al traffico.
Proprio in prossimità della telecamera che fotografa chi passa col rosso o va troppo veloce. Almeno in questo frangente non mi fa paura, anche se temo che scatti il reato di “ingombro stradale”.
In un istante la coda diventa una simpatica orchestra di clacson e luci psichedeliche di abbaglianti, con improvvisazioni vocali che non capisco bene da dove arrivano ma immagino benissimo dove mi vorrebbero mandare.
Metto le 4 frecce, agito le braccia come i piloti di formula uno in panne al momento della partenza e mi trasformo in safety man, indossando il giubbotto alta visibilità giallo limone e portando il triangolo rosso di segnalazione. Sposto la macchina verso il ciglio della strada e un signore decisamente sul rimbambito mi dice:
«Guarda che qui non si può parcheggiare. Se non sei capace di andare in macchina puoi anche stare a casa»
«Se non sei capace di farti i caxxi tuoi puoi anche andare affan…» è la mia elegante risposta. Non volevo sembrare troppo scortese. In fin dei conti mi ha dato del tu.
Per fortuna c’è un distributore poco distante (circa 300 metri), da raggiungere a piedi con ombrellino di emergenza (piove che Dio la manda) comprato al supermercato.
Siccome, seppure a piedi, voglio evitare di percorrere contromano (anzi contropiede) la statale, decido di passare per i campi, infangati e ormai ridotti a marcite a causa delle piogge intense degli ultimi giorni. A complicare ulteriormente le cose, si mette anche la suola di una scarpa, che a contatto con tutta questa umidità si apre come la bocca di un coccodrillo, dandomi la piacevole sensazione di camminare sulle acque.
Raggiungo finalmente il distributore e compro 10€ di benzina, oltre ad un contenitore per trasportarla. Ritorno sui miei passi, in una mano tengo l’ombrello ormai deformato a grondaia dalla pioggia battente e nell’altra la tanica in plastica che pesa e mi fa assumere la postura tipica di uno che sta camminando sulle pareti di una montagna, riuscendo a muovere a compassione anche il ragazzo romeno che sta al distributore.
Ritorno alla macchina e l’operazione di riempimento serbatoio risulta più complicata del previsto, perché va eseguita con due mani e con una certa lentezza, altrimenti il liquido rifluisce indietro.
In questo modo mi posso prendere tutta la pioggia che scende e profumarmi le mani di idrocarburi saturi. In pratica sono diventato un uomo euro 4.
Alla fine riesco comunque a ripartire e rientrare a casa col mio corollario di liquidi e profumazioni assortite.
Morale della storia: