Frammenti di (Pier)Pioggia

Pensieri e parole alla ricerca di un'identità

martedì, aprile 24, 2007

Scherzi (telefonici) da bar

Naturalmente, anche il bar Bellaria possiede il suo posto telefonico pubblico.
Originariamente si tratta di una vera e propria cabina chiusa e discretamente isolata, in grado di garantire la privacy del parlatore, poi, per ottimizzare lo spazio della saletta retrostante il bancone, questo catafalco viene sostituito da un classico telefono a muro, con una semplice semicalotta in plexiglas a tentare di isolare acusticamente la cornetta dal resto del bar. L’idea è anche buona, non fosse però che questa nuova postazione è stata installata proprio sotto uno dei televisori della saletta e vicinissima all’ingresso di quest’ultima; di conseguenza, chi tenta di fare una telefonata è costretto ad urlare come se fosse Vanna Marchi o Roberto da Crema. In effetti sembra che dopo una telefonata alle donne i capelli diventano rossi e agli uomini crescano i baffi e cerchino di vendere pentole agli avventori del bar. La sorte peggiore tocca però ai maschietti che telefonano per ragioni strettamente personali o più spesso sentimentali: nel tentativo di ascoltare al meglio l’interlocutrice e di farsi capire da lei, i parlatori spesso finiscono col pressarsi contro la copertura in plexiglas, somigliando così ai pesci di un acquario.
Il bar è anche fornitissimo di guide telefoniche, un vero e proprio archivio nazionale dell’utenza telefonica nell’epoca ante internet, che consente di evitare il ricorso al numero a pagamento della Sip, il famoso 12.
Purtroppo, questo immenso database è spesso e volentieri usato in maniera impropria dai giovani del bar, che passano interi pomeriggi a scartabellare guide telefoniche per scovare i nomi più curiosi da chiamare per fare scherzi telefonici. I migliori risultati di questa goliardica tendenza sono rappresentati dal Caffa (che a mezzanotte di un caldissimo giorno di luglio chiamò il sig. Guido Laratro chiedendo se poteva venire al bar per guidare un trattore), il Lupo (che chiamò il sig. Chiappa sostenendo che quando si trova insieme a suo fratello diventano una faccia da culo) e Balunin (che fingendosi un dipendente di diverse emittenti televisive propone quiz improbabili aventi come premio una serie di viaggi per andare a quel paese).

giovedì, aprile 12, 2007

Piero Ciampi

Quando devo immaginare "come è fatto" un poeta penso sempre a Piero Ciampi, questo signore livornese dallo sguardo burbero e dai pensieri profondi e scavati.


Piero è scomparso nel 1980 per un tumore alla gola, dopo avere fatto di tutto per rovinarsi il fegato a forza di pesanti ubriacature; la vita a volte è beffarda anche quando se ne va.
In realtà Piero Ciampi è stato uno dei primi cantautori, con le poesie che diventavano canzoni, dopo essere state scritte, riscritte e corrette anche su tovaglioli di carta. Come dire che la poesia non la puoi bloccare e come un raffinato fiore del deserto può crescere dappertutto.

Personalmente sono stato colpito dal suo modo di scrivere prima ancora che dal suo modo di cantare, evento abbastanza strano per me, quando si tratta di cantautori.

Molti non sanno che una famosa canzone di Zucchero è in realtà una citazione di una poesia di Piero Ciampi: "il mare impetuoso al tramonto, salì sulla luna e dietro una tendina di stelle...se la chiavò". Ve la ricordate?

Piero Ha vissuto la sua vita come le sue poesie, dure, aggressive ma anche piene di delicati slanci sentimentali; è stato coerente con sé stesso in tutto, anche nella sua autodistruzione. Un personaggio del genere, qualche anno dopo, sarebbe forse stato idolatrato come “poeta maledetto” e costruito la sua fortuna musicale sul personaggio, più che sul talento artistico.

Vi lascio con un paio delle sue poesie migliori, più alcuni link nel caso voleste saperne di più su questo grande “sprecatore di talento”, così come è stato definito in un sito.
Ma Ciampi poteva permettersi di sprecarlo, perché di talento ne aveva veramente tanto.

“Questi miliardi di finestre/con le luci accese/sono miliardi di visi/nascosti da un muro./Non potremmo permetterci/di piangere/perchè/non siamo soli”.

“Col viso tra le mani/come una volta/sono solo con la pioggia/che bagna le mie lacrime./La polvere si alza, /nasconde queste pietre/ e copre la mia voce/che non ha più parole”.

http://it.geocities.com/evidda/PIEROCIAMPI.html

http://it.wikipedia.org/wiki/Piero_Ciampi

http://www.bielle.org/Artisti/ciampiVenturi.htm

martedì, aprile 03, 2007

Deliri marzulloidi

Il grande filosofo Basofilo da Legnate sul Serio diceva che il sogno è come una formina da spiaggia: va riempita con la sabbia del mare, non con quella della lettiera del gatto.
[ Credo di avere veramente bisogno di un pò di vacanza! :-) ]